21 ottobre 2016

Dalla Svezia con furore: il ritorno dei Dark Tranquillity.


C'era una volta la Svezia, madre patria di un mai troppo esaltato Gothenburg sound. Come tutti sappiamo, i gruppi più famosi della scena sono sempre stati gli At the Gates e poi In Flames e Dark Tranquillity. Questi ultimi due erano una sorta di corrispettivo Melodic Death Metal di Metallica e Megadeth. Non parliamo di beghe allucinate come succedeva tra Mustaine e suoi ex compari, ma di una percezione che hanno sempre avuto i fan, oltre all'ovvia migrazione di Fridén dagli uni agli altri.
Gli In Flames erano un po' come i Metallica, diretti, innovatori, fautori di un songwriting vincente e memorabile.
I Dark Tranquillity erano invece un po' come i Megadeth, con lo stesso marchio ma più complessi, più introspettivi, meno diretti.
Ora non starò qua a sindacare su quale band, tra quelle citate, sia migliore dell'altra, ma vorrei solo far notare come si sia ripetuto uno schema già verificatosi.
Dagli anni '90 in poi i Metallica hanno subito un declino inesorabile sfociato poi in Lulù, che mi rifiuto di commentare (per chi se lo stia chiedendo: no, il nuovo album non li redimerà), un declino dato da una profonda crisi di ispirazione e probabilmente anche una perdita di motivazione. Per i Megadeth è stato diverso, hanno prodotto merdate (Risk), ma sono sempre restati su uno standard decisamente più alto rispetto ai cuginetti. Per intenderci, quando i Metallica sfornavano Load, i Megadeth si godevano ancora i frutti di un album come Youthanasia, poi anche loro sono inciampati nel corso della loro carriera, ma hanno avuto il coraggio di rimettersi in gioco ad ogni album, fino ad arrivare a ottime uscite (Endgame).
Torniamo agli svedesi e torniamo nel 2016, qualche giorno fa mi è capitato di vedere per caso in tv un concerto recente degli In Flames che ho guardato più per un senso di nostalgia che per un godimento vero e proprio. Ho ascoltato tutto quello che hanno prodotto, tutto. Ora tralasciando i vecchi bellissimi lavori (Whoracle, Colony, Clayman), ho apprezzato anche le aperture di Reroute to Remains, ma da Soundtrack to your Escape ( ad eccezione di qualche brano ben congegnato) c'è stata un discesa nell'anonimato disarmante. Il live che ho visto per caso non ha fatto altro che confermare questo pensiero.
Siamo sempre nel 2016 e sempre qualche giorno fa mi è capitato di ascoltare la prima anticipazione del nuovo album dei Dark Tranquillity, Atoma, e ho pensato non fosse affatto male.



Oggi ho visto il video del primo singolo estratto da questo nuovo album, in prossima uscita a Novembre, Forward Momentum, altra ottima canzone.
Le atmosfere e il lavoro di composizione ci sono tutti, è presto per gridare al miracolo, con soli due brani non si giudica un album, ma le premesse sono ottime.


Il punto è questo: ci sono gruppi che hanno prodotto musica fenomenale per poi perdere l'ispirazione e cadere nel baratro e altre band che nonostante qualche battuta d'arresto continuano ad essere ispirate e produrre lavori buoni,
A questo punto, visto che abbiamo già perso gli In Flames, confido in questo nuovo album di Stanne e soci.

23 aprile 2016

Death to All @ Cueva Rock Live. 22\04\2016


Non penso di essere stata l'unica a mostrare perplessità nei confronti di questo progetto. Anzi, ne ho letto di cotte e di crude, per cui ho affrontato il live di ieri sera con un po' di paura, che si è immancabilmente sciolta dopo le prime quattro note.
Parlare dei Death nel 2016 è molto complicato, anche perché Chuck Shuldiner non c'è più da molti anni e a prendere le redini del progetto sono stati i mostruosi Steve DiGiorgio e Gene Hoglan, ex membri della band. Sulla carta può sembrare una semplice paraculata trita soldi, una trovata di marketing. Ma siamo sicuri che sia così? Il concerto di ieri ha risposto ampiamente a questa domanda.
Non so neanche da dove cominciare. Andiamo per gradi.
La location è sempre una garanzia, la CuevaRock Live si conferma il locale di punta per il metal in Sardegna, e a parte l'ingresso un po' lento tutto fila liscio sino alla fine. Purtroppo ho perso praticamente tutti i set dei gruppi spalla, ovvero Worstenemy e Lunarsea, ma mi informano che entrambe le band hanno dato vita a una buona prestazione e non ho difficoltà a crederlo.
La cosa che più mi ha colpita è stata l'atmosfera, il pubblico era in uno stato di sospensione fiabesca, era tutto sfuggente e quasi irreale, si respirava aria di condivisione come non sentivo da tempo. Forse questo tratto non è comprensibile per chi non vive in un'isola, o comunque in un posto dove vi è sempre stata una grave carenza di concerti, ma qua da qualche anno stiamo iniziando a poter partecipare a live di qualità, cosa che fino anche a 10 anni fa era impensabile. Capite perciò che l'atmosfera aveva quel valore aggiunto del sogno ad occhi aperti.
Si, ma i Death to All? Cosa vi devo dire?
Live ineccepibile a parte qualche problema alla chitarra di Max Phelps (o almeno penso dal momento che la mia statura non mi ha permesso di verificare la veridicità di questo fatto) sul finale, ma niente di grave. Steve DiGiorgio è uno show man, Gene Hoglan ci ha fatto andare in pappa il cervello e Max Phelps ha svolto il suo lavoro in maniera eccellente. Vi dirò di più, la mia statura minuta mi ha permesso di godere alcuni tratti del live vedendo solo il mastodontico DiGiorgio così permettendo alla mente in estasi di percepire la presenza di Chuck. I Death to All sono un memorial mobile, tutto quello che fanno live, ogni riff, ogni parola è un tributo alla memoria dell'amico scomparso. Questa cosa è tangibile ed è stata una delle cose che più ha emozionato gli astanti.
La scaletta era perfetta, con la presenza di molti brani di Individual Thought Patterns, ma in due ore di live hanno ripescato da tutta la discografia. Le punte di diamante sono state Lack of Comprehension, l'immancabile Symbolic, Spirit Crusher, un'inaspettata cover degli Slayer che ha creato un improbabile pogo in uno spazio strettissimo e dulcis in fundo la chiusura con Pull the Plug.
Al momento sono ancora fuori fase per cui chiudo qua, ma so che chi c'era o chi ha presenziato a una qualsiasi delle loro date, sa esattamente quali sono le parole che non riesco a scrivere, quelle che mi sfuggono perché descriverebbero momenti che possono soltanto essere vissuti.

Un piccolo assaggio da un'altra data del tour:

8 aprile 2016

L'Apologia del Fenicottero. Deftones "Gore"

Sono sicura che non esista al mondo, nel 2016, un'altra band come i Deftones.
Loro sono tutto e il contrario di tutto: escono dall'underground Nu-Metal per non farne mai parte completamente, sfornano album per vent'anni l'uno diverso dall'altro ma sempre con lo stesso mood, sono una delle poche "band-azienda" ad avere ancora un'anima artistica. 
Ogni loro album in uscita è, nel bene o nel male, un evento. Il motivo è semplicemente che hanno una schiera di fan fedelissimi che li amano e una schiera di detrattori, altrettanto fedeli che li odiano. 
Come ogni altra volta non basta considerare solo la musica dei nostri, ma anche tutto ciò che c'è attorno, perché ogni album dei Deftones non è il frutto di un obbligo lavorativo, è anzi una continua sfida, un mettersi in discussione, una sorta di diario in musica. 
Facciamo il punto senza tornare troppo indietro, ma partendo da dieci anni fa.
Nel 2006 uscì Saturday Night Wrist, il loro album più controverso, probabilmente erano stanchi e appesantiti, ma riuscirono comunque a tirare fuori un album che delle belle canzoni (Hole in the Earth rimane tuttora una della mie preferite) e superiore alla media delle uscite di quel periodo. Dopo l'incidente di Chi Cheng uscì Diamond Eyes, quello che dal mio punto di vista è la migliore uscita del periodo post-White Pony. In seguito uscì Koi no Yokan, un album che sulla carta è quasi perfetto, ma che a distanza di anni mi lascia un retrogusto di perplessità. A dieci anni dal loro unico album controverso escono con Gore, il primo album dopo la morte di Chi, che secondo il mio modesto parere sarà il pomo della discordia tra i fan. 
Con le ultime due uscite sembrava che Chino and co. stessero segnando una strada precisa, che li avrebbe portati e esplorare nuovamente i lidi di White Pony, ma come da tradizione hanno sterzato all'ultimo, portando il proprio sound in un luogo diverso e fuori da ogni previsione.
Gore è un album carico di sentimento. Dopo decine di ascolti posso dichiarare, senza paura, di amarlo, come non ho mai amato Koi no Yokan ma meno di quanto ho amato Diamond Eyes. Siamo sempre lontani da Around the Fur (per me, il loro capolavoro) ma più vicini ad Adrenaline, Deftones e Saturday Night Wrist. Le componenti sono: ottime canzoni, sentimenti struggenti e un po' di caos generale.
Quando ad uscire fuori sono le emozioni e viene messa da parte la familiarità il risultato è la meraviglia.
Questo nuovo lavoro è un album molto complicato, più complicato dei precedenti, non immediato e per la prima volta nella loro carriera con un'omogeneità spiazzante.
Passiamo alle cose pratiche, ovvero le canzoni. Sto ancora tentando di riprendermi dalla bellezza struggente di Hearts\Wire e Rubicon. Una sola canzone continua a non convincermi per niente, ed è Doomed User, anche se nel refrain migliora nettamente rispetto ai versi. Un'altra canzone che mi ha spiazzata è la title-track, con un intro ritmico affascinante e un finale che fa realmente il culo a interi album di altre band osannate dalla critica ( niente nomi, sono buona ). Altra perla è Phantom Bride, con la collaborazione di Jerry Cantrell, canzone più classica ma altrettanto bella. Poi c'è Prayers\Triangles che è assolutamente un singolo perfetto e dall'impatto immediato, come al solito un singolo apripista che può essere fuorviante, questo è un loro modus operandi. Ho apprezzato tantissimo anche (L)MIRL, Acid Hologram e Geometric Headress. Insomma, lo trovo un album bello e convincente con delle frecce inusuali al proprio arco.
Uscire dagli schemi non sempre paga, ma uscire dagli schemi con delle idee vincenti può fare la differenza. Gore non piacerà a molti perché è uscito dal binario che sembrava tirare dritto dal 2010 in poi, ma noi forse non ameremmo così tanto la band di Sacramento se non riuscisse a sorprenderci ad ogni uscita. Il mio pensiero è conforme a quello di Chino Moreno: questo è uno dei loro album migliori, anche se non il migliore.
Buon ascolto e ricordate che un album con dei fenicotteri in copertina è vincente a prescindere.


10 febbraio 2016

Megadeth, Baroness, Killng Joke: Nuovo giro, nuova corsa!

Alcune uscite recenti hanno attirato la mia attenzione: Dystopia dei Megadeth, Purple dei Baroness e Pylon dei Killing Joke. Sono dischi diversi l'uno dall'altro e ho deciso di raggrupparli in un unico articolo più che altro per pigrizia.
Ultimamente non si da molto peso alle nuove uscite, è vero, ce ne sono troppe, ma bisogna scavare per trovare la qualità e se i Killing Joke sono una garanzia non era scontato che Dystopia fosse un album godibile e ancora meno, Purple, successore di un album di transizione come Yellow & Green. Io tra i mille ascolti random sono andata a curiosare dalle loro parti, restando stupita, per cui ve ne parlo\scrivo nella speranza di accendere un minimo anche il vostro interesse.


L'accecante criniera di Mustaine e altri tizi.
Dystopia dei Megadeth è stato un'assoluta sorpresa, dopo Super Collider, accolto malissimo da critica e pubblico (anche se a me non è dispiaciuto) non  mi aspettavo un album così , Dystopia è un album buono, con alcune belle canzoni (title-track su tutte poi The Threat is Real e Poisonous Shadows) e alcune idee interessanti. Il marchio è puramente Megadeth vecchio stampo, pur non con la stessa vena artistica ormai irraggiungibile dallo stesso Dave. Però, Mustaine, ha capito finalmente che non ce la fa più a cantare, quindi giù di accordatura e di prestazione vocale e il risultato non è per niente male. I nuovi membri hanno sicuramente giovato alla release, Cris Adler è una garanzia, e anche Kiko Loureiro si incastra bene nella formazione (un po' troppo "classico" per i miei gusti, ma è un parere personale) dando un contributo nell'ambito della freschezza del prodotto. Nella seconda tranche della carriera dei Megadeth, quella post Youthanasia per intenderci, questo è uno degli album migliori scritti dal biondociliegia crinito, Endgame escluso, ma quello inizio a pensare che sia stata una botta di culo ineguagliabile.
Ascoltatelo non ve ne pentirete, non resterà negli annali del Metal, ma almeno vi terrà compagnia per qualche mese con la parvenza di ascoltare qualcosa che si può paragonare agli amori giovanili: il ricordo è sempre meraviglioso, ma col tempo un po' sbiadisce.
I Megadeth sono sbiaditi, ma sono ancora qua e non hanno alcuna intenzione di lasciarci, per fortuna.
L'orribile video di Dystopia:





I Baroness in grande spolvero
Purple dei Baroness è un album coi controcazzi e già dall'intro di Morningstar si capisce dove vogliono andare a parare. La vita a volte è imprevedibile, e sono sicura che questo album sia figlio più che altro del brutto incidente in cui è stata coinvolta la band qualche anno fa, durante il tour di Yellow and Green, ragione per cui il 50% della suddetta è cambiato. Il risultato è stato uno spogliarsi dell'autoreferenzialità dell'album precedente e la riscoperta di un suono più diretto e meno prolisso e, grazie alle nuove aggiunte, sicuramente più contaminato e nuovo. Purple è un album veemente ma melodico allo stesso tempo, un album senza fronzoli ma con momenti riflessivi. La sensazione che accompagna tutti i 42 minuti della nuova fatica dei Baroness è quella di rivincita e di rinascita, si respira costantemente un'aria di rivalsa. Per quanto mi riguarda sono riusciti a sorprendere. Mi aspettavo un album più progressive, viste le premesse di Chlorine & Wine (canzone eccellente e ben strutturata, una sorta di suite metal), ma sono stata piacevolmente ingannata per ritrovarmi tra le mani un disco che contiene dell'ottimo metal moderno spruzzato di nostalgia.
Sempre bellissime le cover realizzate da Baizley.
Vorrei segnalare le canzoni migliori ma sono tutte più o meno sullo stesso livello, a parte la già citata Chlorine & Wine che è di un livello superiore al resto dell'album, non a caso è anche il primo singolo estratto, mi azzardo e segnalo Try to disappear, Desperation Burns e l'opener Mornignstar come i punti più alti, ma vale comunque la pena di spendere del tempo su tutte le tracce.
Insomma John Baizley e compagni ci hanno fatto un grandissimo regalo.






Grazie di esistere Jaz!
Pylon dei Killing Joke non è recensibile. Ho difficoltà con questo gruppo, sia perché non ha mai sbagliato un'uscita sia perché mi sento quasi una profana ogni volta che parlo di loro. Insomma, non li ho vissuti, ho ascoltato i loro album durante la mia adolescenza ma lontano anni luce dal contesto della band e i Killing Joke necessitano uno sforzo ulteriore oltre l'ascolto, uno sforzo di comprensione che forse ho sempre snobbato. Li ho visti dal vivo qualche anno fa e ad oggi lo ritengo uno dei concerti più emozionanti a cui sia stata. Ma Jaz Coleman e soci sono troppo avulsi dalla realtà per essere recensiti per cui ho trovato un metodo alternativo. Per scrivere recensioni di album in genere mi siedo, inforco le cuffie e ascolto con attenzione annotando su un'agenda una sorta di track-by-track in cui commento ogni canzone e aggiungo considerazioni generali sull'album, per recensire Pylon riporterò l'unica annotazione che ho scritto: assolutamente fantastico.

Non mi dilungo ulteriormente, ascoltatelo ed emozionatevi con me per uno dei gruppi più sottovalutati e allo stesso tempo più geniali della storia.




28 ottobre 2015

His Infernal Playlist.

Gatto brutale e maligno. 
Sinceramente avrei voluto scrivere un pezzo su della musica brutale e maligna, ma non è il periodo giusto.
Ormai da un mese ho ripreso, dopo anni (no seriamente, mi sono persa l'uscita di almeno 3, forse anche 4 album), ad ascoltare gli HIM. Gruppo odiato dal 90% dai metallari (et similia), ma che io inserisco volentieri in una sorta di pantheon del metal facilone che tanto amo in periodi claustrofobici come questo. Capisco che alcuni fattori, tra cui testi incentrati su amore, morte e sogni bagnati o un cantante appariscente possano disturbare i più duri e puri, ma allo stesso tempo penso che queste caratteristiche, tra l'altro già presenti in gruppi come i Type o Negativenon siano sempre da considerare negative. Per me l'importante è che ci sia bella musica a supporto dell'immagine, e qui a mio parere la bella musica c'è.
Ho scelto di scrivere una playlist, selezionando non le canzoni più famose, ma quelle piccole perle che si nascondono nel fondo degli album trainati per lo più da singoli coinvolgenti. 
Ho scelto la mia canzone preferita per ogni album (nel frattempo ho recuperato i 3\4 che avevo perso) più tre bonus finali.


Niente storia della band o aneddoti, non mi interessano i gossip o il contorno, voglio scrivere solo di canzoni, e gli HIM le canzoni le sanno scrivere bene, talmente bene che sono riusciti ad entrarmi dentro anche se hanno o avevano più o meno tutti i cliché che odio in una Rock\Metal band. Ritornelli facili, voce melliflua, frontman belloccio e melodia a palate.
In genere questi attributi mi fanno passare velocemente oltre, ma con loro è andata diversamente.
Li ho conosciuti semplicemente attraverso il video di Join Me che passava su TMC2 (o VideoMusic, non ricordo cosa ci fosse allora). La prima volta che ho sentito l'intro sono rimasta subito rapita e ricordo che ho guardato verso lo schermo pensando di veder spuntare una band gothicona sempliciotta e invece mi si para davanti un bamboccio glamour e mezzo ignudo. Ero tentata dal cambiare canale, ma la canzone ormai mi si era piantata in testa. 
Poi poco tempo dopo ho scoperto che Ville Valo non è un bamboccio,anzi,  ma quel video era e rimane orripilante anche dopo più di 10 anni. 
C'è da dire, però, che ha attirato la mia attenzione, in fondo la promozione serve a questo.
Da allora li ho seguiti molto da vicino, fino al 2005, quando è uscito Dark Light, poi in concomitanza con eventi particolari della mia vita ho mollato la presa e mi sono quasi dimenticata di loro. Nel frattempo qualche canzone l'ho sentita senza restare conquistata, sicuramente era il momento sbagliato. Un mese fa mi è capitata la copertina di Tears on Tape davanti agli occhi e ho deciso di ascoltare qualcosa. Da lì mi si è riaperto quel mondo di occhi da panda e brillantini e ho recuperato tutto ciò che hanno pubblicato e mi è piaciuto tutto. Incredibile.

- 666 Ways to Love: Prologue.
Primo Ep, ogni canzone è bella e scritta bene, c'è qualche ingenuità ma il risultato è ineccepibile. Ho scelto Dark Sekret Love,una canzone con un riffing bilanciato e belle melodie.



- Greatest Love Songs Vol. 666.
Primo Album e, se vogliamo, un'evoluzione del sound appena abbozzato nel primo EP. La canzone che preferisco è The Beginning of the End. Zanzarosa e con una melodia vocale efficace. Ottimo mix con esplosione finale.



-Razorblade Romance.
Ci sono molto affezionata perché è il primo che ho sentito e amato. Ogni canzone è una sorpresa, ritornelli perfetti e melodie un po' gothic un po' glam. Che album!
Ho scelto Razorblade Kiss e non penso ci sia bisogno di spiegarne il motivo... Anzi si, è una figata, lasciva e allo stesso tempo forte e dinamica.



- Deep Shadows and Brilliant Highlights.
Questo album fu un po' una delusione, non tanto perché diverso da Razorblade Romance, quanto perché risulta estremamente prolisso, tuttavia vi sono canzoni fantastiche. Una su tutte è Lose you tonight, la canticchio ancora quando vado a correre, vorrà dire qualcosa, no?



- Love Metal.
Strano album questo Love Metal, che vede un primo indurimento della musica dei finlandesi. Molto criticato da alcuni e allo stesso tempo molto amato da altri. Io faccio parte della seconda cerchia, ho apprezzato le loro svolte più pesanti (Venus Doom su tutti). La mia preferita di questo album è Circle of Fear, nessun motivo in particolare, forse mi piace semplicemente il retrogusto un po' decadente che la contraddistingue, che non sfocia in un polpettone, come la meno fortunata The Path.



- Dark Light.
Primo album a raggiungere seriamente gli Stati Uniti, più pop dei precedenti, ma le canzoni parlano da sole. Non ce n'è una brutta, seriamente. Ho scelto Behind the Crimson Door, perché mi fa venire i brividi e non mi stanca mai, una signora canzone, forse la mia preferita in assoluto della band. Ascoltatela se non lo avete mai fatto.



- Uneasy Listening Vol. 1 & 2.
Una raccolta di canzoni già uscite ma in versioni diverse e bla bla bla, lo segnalo solo perché ci sono due cover al fulmicotone, Rendezvous With Anus dei Turbonegro, che è la mia scelta per questa release e Hand of Doom dei Black Sabbath, che è uno dei bonus. I TURBONEGRO porca zozza, non dico altro! Chiunque faccia una cover dei Turbonegro ha una marcia in più.



- Venus Doom.
Un album oscuro e cadenzato. Non è tra i più apprezzati dalla critica, ma io non sono d'accordo, esplorano lidi più Doom (come da titolo) rispetto al loro trademark e lo fanno bene. Sleepwalking Past Hope è la mia scelta, 10 minuti di echi a là My Dying Bride in chiave Love Metal. Molto bella e con un intermezzo suggestivo.



-Screamworks: Love in Theory and Practice.
Al contrario del precedente lavoro Sceramworks è più diretto, canzoni brevi e il ritorno ad un'attitudine più pop. Ci sono molte canzoni valide, tra cui il bel singolo Scared to Death, ma io ho scelto l'opener In Venere Veritas. Un bel ritmo e una canzone costruita in maniera molto minuziosa.



-Tears on Tape.
L'ultima fatica dei finlandesi in questione. L'album è carino e ben fatto, ma non la loro migliore prova. Ho scelto la canzone più completa I Will be the End of You.



-I Bonus.
Gli HIM sono bravissimi a fare cover, così ho pensato di inserire quelle che preferisco.

_Hand of Doom dei Black Sabbath_
La cover. I Sabs sono il mio gruppo preferito e non amo le cover dei loro brani, tranne questa e poche altre.



_Rebell Yell di Billy Idol_


_Solitary Man di Neil Diamond_
Bella versione e video ad opera di Bam Margera con la scritta HIM che si illumina quando Ville pronuncia il vocabolo, una trashata che mi piace parecchio!



Lunghissima Playlist, chiedo venia. Alla prossima.

16 ottobre 2015

Si sta come d'Autunno...

Finalmente la temperatura si è abbassata, un nuovo album dei My Dying Bride è uscito e le foglie cadono dagli alberi. Insomma, l'Autunno è arrivato, e con esso appendiamo lo stoner rock al chiodo per qualche mese. Dopo un'estate ricca di riffoni, sudore e allegria possiamo rilassarci e abbandonarci al Suicide Metal come ogni anno.
La calura estiva ha portato alcune uscite importanti come Book of Souls degli Iron Maiden e Repentless degli Slayer (di cui non parlerò perché entrambe mi hanno fatto cagare) e altre meno illuminate dai riflettori ma qualitativamente migliori come Luminiferous degli High on Fire (ascoltate tutto il martellamento costante del maligno), ma c'è una stagione per ogni umore e per ogni sottogenere del nostro amato metallo.
L'estate si porta via il ripetitivo ascolto di Red Fang, Baroness e Clutch (tra l'altro appena usciti con un nuovo e sempre ottimo album) e l'Autunno reintroduce il Fiordo Metal ricordate il primo articolo di questo blog? Finlandia, Norvegia, Svezia e vari Stati nordici tornano con prepotenza nei lettori mp3 dei cultori.

Tra le novità c'è l'uscita del nuovo singolo degli Swallow the Sun, che non solo ripropone le stesse coordinate di Cathedral Walls, con signorina alla seconda voce e alternanza tra sporco e pulito nel cantato di Mikko, ma lo fa in maniera peggiore rispetto al precedente lavoro. In sintesi: niente per cui perdere la testa.



A Settembre è uscito anche il nuovo album degli Amorphis, Under the Red Cloud. Un album un po' mezzano, siamo lontani dal capolavoro ma anche dalla merda. Una release senza infamia e senza gloria, anche se ho apprezzato il reinserimento di alcuni elementi Folk, un po' meno i ritornelli faciloni, ma nel complesso non è male. Ecco il primo singolo estratto, uscito già qualche tempo fa.



Ultima carrellata di uscite.
Ci spostiamo dai fiordi per sbirciare tra le fila del Metal britannico. Due uscite che mi sono piaciute parecchio: With the Dead e i succitati My Dying Bride.
I primi sono una sorta di "superband" con sua Maestà Lee Dorrian alla voce accompagnato per l'occasione da Tim Bagshaw e Mark Greening  entrambi provenienti dall'universo Electric Wizard. Un po' ci sentivamo orfani dei Cathedral e Lee ha deciso di graziarci con del nuovo materiale di tutto rispetto. Il genere è Doom, naturalmente, ossessivo e ovattato, un buon connubio tra le proposte musicali delle band di provenienza dei membri. Ecco il promo.



Ultimi, ma non per importanza i My Dying Bride. Su loro non mi soffermerò, fanno più o meno la stessa roba dal 199qualcosa, ma sempre a livelli eccellenti. Il nuovo Feel the Misery ne è la dimostrazione. Buon ascolto.



Ok, ora posso diventare un bozzolo sotto il plaid fino alla prossima ondata di desertificazione.

3 agosto 2015

A volte ritornano... (Lamb of God - VII: Sturm und Drang)

Post lampo.
Ascoltate il nuovo album dei Lamb of God.
Ascoltatelo perché non è un capolavoro, ma è ispirato, ci sono spunti che riportano a galla l'attitudine della band agli esordi. Bella la prova in pulito di Randy Blythe (nel singolo Overlord) e la collaborazione con Chino Moreno in Embers.
L'album è bello e anche se non è un miracolo, vale la pena impiegare un po' del nostro tempo per ascoltare Metal suonato bene.
Lo potete trovare in versione integrale su Spotify. Ecco il link.
Buon ascolto!


22 giugno 2015

RED FANG. Birra e orsacchiotti.



I RED FANG sono uno di quei gruppi che vale la pena ascoltare e possibilmente amare, hanno parecchie frecce al proprio arco: riffoni, doppia voce ben calibrata, un buon songwriting e una presenza giusta. Può sembrare poco, ma vi posso assicurare che in un genere come lo stoner rock è facile cadere nel "già sentito" o comunque nel monotono. Stiamo parlando di uno di quei gruppi che rendono meglio dal vivo che su album, pur non avendo inventato niente sono in grado di dare vita a un live incredibilmente energico e sfonda timpani.
Questo intro solo per giustificare il fatto di averli visti dal vivo due volte nel giro di tre giorni. Si, mi hanno conquistata così tanto che sono andata ad entrambi i concerti che hanno tenuto nelle vicinanze del mio paesello.
Questi giorni l'ho ripetuto a menadito a chiunque mi abbia chiesto info sui loro concerti: sono da vedere al 100%. Precisi, energici, si divertono e fanno divertire, la scaletta è equilibrata e ben strutturata, loro sono molto simpatici e alla mano, ma soprattutto quando stai davanti al palco ti spettinano. Insomma, tutti motivi più che validi per andare a vederli, ma la cosa principale è la musica. Questi ragazzoni di Portland hanno scritto un album fantastico, quel Murder the Mountains che ho seriamente faticato a togliere dallo stereo (e come me molte altre persone), e altri due comunque buoni, l'omonimo e Walhes and Leeches. La musica, dicevo, è un concentrato di adrenalina: definiamola stoner rock, anche se non amo le definizioni strette, è immediata ma ha anche dei momenti lenti e riflessivi (non dimentichiamo il riff capolavoro di Throw Up). Le scalette proposte erano pressoché identiche in entrambi i live, ma con accenti diversi su alcuni brani, uno su tutti Into the Eye che è il mio personale feticcio.

Azzardo un raffronto, i Red Fang sono gli Orange Goblin americani. Non tanto per il genere musicale, quanto per il fatto che piacciano davvero a tutti, esattamente come successe per i cuginetti inglesi a metà anni '90. Erano un gruppo fenomenale e per questo piacevano ai metallari, ai doomsters, ai rockers vintage, e a chiunque gravitasse attorno a questo genere. Con i Red Fang sta succedendo più o meno lo stesso, anche se con coordinate diverse, vedasi la fama che hanno raggiunto tramite i bellissimi video girati da Whitey McConnaughy con veri e propri inni alla birra. In più non mancano i cavalli di battaglia come Prehistoric Dog, che tornando al punto ha una forza propulsiva che può ricordare Scorpionica degli Orange Goblin.
Il paragone è un po' esagerato ma mi frullava in testa da un po', per cui lasciamolo da parte.
La cosa che mi ha colpita di più è stato il loro essere a proprio agio in qualsiasi situazione, nel club con temperature sahariane come in spiaggia con una leggera brezza quasi estiva. Qualche giorno in Sardegna se lo sono goduto i ragazzi, che a vederli seduti nei chioschi o nel backstage del locale pareva di vedere dei teneri orsacchiotti dell'Oregon in panciolle. Di sicuro qua non ci si può rimproverare di fare una vita frenetica, e i musicisti che vi passano non hanno difficoltà nell'adattarsi.
Così tra un bagno e l'altro, tra un riff e l'altro e tra una birra e l'altra, abbiamo potuto godere di un'esperienza unica.
Un'ultima cosa: andate a vederli!

Una piccola chicca:

14 aprile 2015

Everything Dies, Pete.

In memory of Pete Steele.



Un post lampo per ricordare la prematura scomparsa del frontman dei Type o Negative, avvenuta 5 anni fa.


18 maggio 2014

Quando il cielo è color fumo di Metal...

Vivendo in Sardegna la Primavera arriva senza tanti fronzoli: le giornate si allungano, il caldo aumenta e la luce domina sovrana. Di conseguenza dimentichiamo in fretta le pene dell'Inverno. Poi capitano le giornate come oggi che fungono da promemoria. Appena sveglia ho guardato fuori dalla finestra e nella mia testa è partita subito una canzone qualsiasi dei Paradise Lost, alfieri della mestizia metallica. Ho capito subito che oggi non mi sarei data i buongiorno con Rihannon dei Fleetwood Mac, ma con una bella playlist tristissima.
Cerchiamo di mettere ordine, il gruppo più triste della storia sono i Joy Division (che inserirò in lista anche per fare un piccolo omaggio a Ian Curtis, essendo oggi il 34° anniversario della sua morte), e dietro di loro con parecchio distacco i Madrugada o il primo Sopor Aeternus. Ma qua parliamo di metal, per cui andiamo a cercare tra la neve e l'architettura gotica le nostre perle meste.
Non è un caso che abbia nominato i Paradise Lost, loro sono i primi che ho scelto, sia per una passione personale che per un reale gusto del triste. Anche quando hanno preso la piega un po' Electro-Pop continuavano a risultare neri e mesti come i capelli di Greg Mackintosh. A me quel periodo della loro muisca non ha fatto impazzire, li preferivo ai tempi di Gothic, ma anche ora non sono male, gli ultimi due album (Faith Divides Us- Death Unites Us e Tragic Idol) sono dei degni esempi del Doom Gothic inglese, che hanno praticamente inventato loro. La canzone è Faith Divides Us- Death Unites Us, title-track dell'album del 2009.

Proseguiamo con i Katatonia di cui ho scelto un intero album, imprescindibile, ovvero Discouraged Ones del 1998. Una pietra miliare di un modo di fare musica che in quegli anni stava mutando continuamente, e questo album ne è l'esempio. Esce dagli schemi, è ossessivo e ben curato, la band si lascia alle spalle l'impronta death e da vita ad un capolavoro. Lo è veramente, se non lo conoscete ascoltatelo dall''inizio alla fine perché difficilmente si possono ritrovare queste atmosfere in altre release.

Altro gruppo che adoro ascoltare quando fuori fischia il vento e il cielo è plumbeo, sono i Moonspell. Il mio è un amore di vecchia data per il combo portoghese, risale all'uscita di Wolfheart, nel 1995. La cosa più bella di quell'album erano le atmosfere, cupe e da film horror, anche questo è un album che esce dagli schemi del Black precedentemente suonato dai lusitani, ma non ne sono ancora totalmente liberi  (cosa che avviene con l'uscita di Irreligious qualche anno più tardi)  e questo dona una marcia in più che unita alla voce di Fernando Ribeiro delinea il principio di un marchio di fabbrica inconfondibile. La canzone che ho scelto é Wolfshade (a Werewolf Masquerade).

Ultimi sono i già citati e annunciati Joy Division. Un'eccezione necessaria, innanzitutto perché penso abbiano influenzato molto tutto la scena musicale degli anni '80 e poi perché se di tristezza si parla non si può non tenere in considerazione i testi e le musiche di quei due capolavori che sono Unknown Pleasures e Closer. Poche parole per loro: suoni ipnotici, linee di basso suadenti e la voce cupa di Ian Curtis. Un mix perfetto per due album e qualche altra manciata di canzoni altrettanto perfetti. Ho scelto la mia prediletta Decades. 

Ultimo video-lampo, solo perché se lo meritano, cazzo! Tutti parlano sempre dei Joy Division e nessuno si caga mai i Sisters of Mercy dal momento che io li adoro, ve li propongo. Walk Away!